Perché sono considerati sacri e non si possono portare via
Quando si pensa a Bali, vengono subito in mente i templi immersi nella giungla, le offerte colorate, il profumo dell’incenso nell’aria e un profondo senso di spiritualità che attraversa ogni gesto quotidiano. Ma c’è un aspetto della cultura balinese che spesso passa inosservato agli occhi dei visitatori: il ruolo sacro dei cani.
Nell’Induismo balinese — che è unico nel suo genere e profondamente intrecciato con riti e credenze locali — i cani non sono considerati semplicemente animali domestici. Sono guardiani spirituali, custodi dei templi e protettori delle abitazioni. Si crede che abbiano il potere di vigilare sui confini tra il mondo visibile e quello invisibile, fungendo da ponte tra il piano terreno e quello spirituale.
Molti cani vengono lasciati liberi di muoversi nei villaggi, e anche se agli occhi di un turista possono sembrare randagi, in realtà molti di loro appartengono a famiglie o comunità e svolgono un ruolo preciso all’interno della vita quotidiana del villaggio. In diverse cerimonie religiose, come il Galungan, capita addirittura che vengano onorati e benedetti, riconoscendo il loro contributo simbolico nel mantenere l’equilibrio tra bene e male, tra spirito e materia.
Il cane, in questa cultura, incarna valori come la lealtà, la protezione e la connessione con l’invisibile. È parte integrante del sistema di credenze dell’isola, al punto che sono stati raccontati anche miti e leggende dove i cani accompagnano le anime dei defunti nel loro viaggio verso l’aldilà.
Perché non si possono portare i cani fuori da Bali?
Molti stranieri che si innamorano dell’isola — e magari anche di uno dei tanti cani incontrati sul cammino — si chiedono se sia possibile adottarne uno e portarlo con sé nel Paese d’origine.
La risposta, purtroppo, è che è estremamente difficile, se non impossibile.
Il governo indonesiano ha imposto severe restrizioni all’uscita (e all’ingresso) di animali da Bali, principalmente per motivi sanitari e religiosi. L’isola ha affrontato in passato problemi legati alla rabbia e ad altre malattie trasmissibili, e oggi vige un rigido protocollo per evitare la diffusione.
Inoltre, il legame spirituale tra i cani e il territorio balinese è un altro fattore da non sottovalutare: molte comunità vedono con sospetto l’idea di “portare via” un essere che ha un ruolo sacro e preciso nel contesto locale.
Anche per chi volesse affrontare il lungo processo burocratico, tra documenti, vaccinazioni, quarantene e costi elevatissimi, le probabilità di successo restano basse.
Un legame profondo, che va rispettato
Comprendere l’importanza che i cani hanno a Bali significa anche entrare più in profondità nella cultura balinese. Non si tratta di una visione occidentale dell’animale domestico come “migliore amico dell’uomo”, ma di un rapporto sottile, spirituale, ancestrale.
Quindi, la prossima volta che passeggi per un villaggio balinese e vedi un cane accovacciato davanti a un tempio o disteso tranquillo accanto a un’offerta, prova a guardarlo con occhi diversi. Non è lì per caso. È parte di qualcosa di molto più grande.